Arcangelo Correra era diventato 18enne appena due settimane fa: il suo nome si aggiunge alla lunga lista di ragazzi ammazzati a colpi d’arma da fuoco.
In 17 giorni, tre sono le morti di giovanissimi avvenute nel Napoletano.
Poco prima delle 5 Arcangelo, incensurato, era con due amici tra cui un suo parente, Renato Caiafa, 19 anni, fratello minore di Luigi Caiafa, un ragazzo ucciso nel 2020 nel corso di una rapina da un poliziotto. Sembra che proprio Renato stesse maneggiando una pistola quando è partito un colpo che ha raggiunto Arcangelo alla testa. A raccontare questa versione è stato lo stesso Caiafa, che si è recato spontaneamente in questura. Il fermo riguarda i reati di porto illegale d'arma e ricettazione; il giovane è indagato per omicidio colposo. La polizia dovrà ora verificare se le cose sono andate effettivamente così. Il 18enne morto lavorava nel negozio di souvenir del padre, in via dei Tribunali, proprio a pochi passi dalla sua abitazione, mentre la madre gestisce un negozio di abbigliamento.
La morte di Correra è l’ultima di una striscia nera iniziata il 24 ottobre, quando è stato ammazzato il 15enne Emanuele Tufano, nel corso di una sparatoria tra bande giovanili avvenuta nel cuore di Napoli. Una settimana dopo, un 17enne ha ucciso con un colpo di pistola al petto il 19enne Santo Romano a San Sebastiano al Vesuvio, nell’hinterland del capoluogo, in seguito a una lite nata da un banale pestone su una scarpa. Arcangelo, Emanuele, Santo: tutti uccisi in giovanissima età con un colpo di pistola.
Tutte queste vite
spezzate, vien da chiedersi, per cosa? Quali sono i valori che muovono le mani
assassine? Lo Stato deve interrogarsi su come prevenire questi episodi violenti,
anziché pensare a come punire dopo che il fatto tragico si sia compiuto: deve
essere presente sul territorio che manifesta disagi, coinvolgendo scuole,
parrocchie, famiglie, associazioni culturali e sportive, creando tra loro
sinergia.
Francesco D’Andrea 4° Scientifico
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