La pandemia del 2020 ha sconvolto le vite di tutti noi per cui un giorno ci siamo trovati rinchiusi nelle nostre case costretti a comunicare con l’utilizzo di mezzi informatici e senza la possibilità di uscire se non per l’approvvigionamento di beni di prima necessità.
È
stata una situazione che ha stravolto la vita di tutti costringendoci ad abbandonare
le nostre abitudini e la nostra libertà per garantire la sicurezza di tutti.
Questa crisi ci ha spinto a riflettere su tutte le cose che ritenevamo normali
o semplici, come uscire per fare la spesa, andare a prendere una pizza con gli
amici, e ci ha fatto capire che in determinate condizioni non sono né scontate,
né tantomeno facili da realizzarsi. Un po' come i reduci di guerra, noi saremo
la generazione che è stata cambiata dal virus e che avrà il compito di tenere
viva questa memoria per evitare che una situazione del genere possa verificarsi
di nuovo in futuro.
Le
restrizioni naturalmente ci sono state anche per noi studenti costretti a
seguire le lezioni dapprima in didattica a distanza e successivamente in
presenza utilizzando le mascherine.
Con
il passare del tempo mi sono accorta gradualmente di quanto mi mancava stare
con i miei compagni di classe e con i miei amici dell’Oratorio salesiano e ho anche
pensato che per molto tempo non ci sarebbe stata nessuna Estate ragazzi e
nessun campo scuola.
Nel
frattempo ho cercato di riflettere su me stessa cercando di rafforzare la mia
spiritualità, ho potuto leggere qualche libro, ho avuto tempo di guardarmi
tutte quelle lunghe serie che rimandavo da mesi perché non avevo tempo, ho
potuto stare con la mia famiglia e ho avuto modo di conoscere tramite i social
persone nuove che oggi sono ancora miei amici.
Per
questo con l’aiuto della mia famiglia e con il sostegno dei miei docenti mi
sono convinta che la vita doveva comunque andare avanti e che questo incubo
prima o poi sarebbe finito.
La
nostra generazione è stata chiamata “generazione Covid” e l’opinione condivisa
da tutti noi giovani è quella di “aver rinunciato a qualcosa” come rinuncia
alla didattica in presenza e quindi alla relazione diretta con i compagni di
classe e con i docenti, rinuncia a viaggiare e a frequentare liberamente gli
amici.
Per
fortuna nel corso degli anni a seguire la diffusione delle vaccinazioni e
l’indebolimento del virus ci ha permesso un graduale ritorno alla normalità
facendo tesoro di ciò che abbiamo imparato. In particolare credo che una volta
finita la pandemia ciascuno di noi abbia dato più valore alle piccole cose,
dando importanza ad alcune ricchezze che in quel periodo si sono rivelate
fondamentali come i rapporti umani, la solidarietà, il senso civico e l’importanza
dei valori della vita e della famiglia.
Oggi
nonostante sia tornata la normalità, siamo più consapevoli che tutto può
cambiare da un momento all’altro e seppur più preparati ad affrontare una
emergenza simile a quella che abbiamo vissuto, non siamo più disposti ad
abbandonare quei valori che abbiamo imparato ad apprezzare e senza i quali la
nostra vita non avrebbe più lo stesso significato.
Alessia Tamburrini 3° Classico
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