Cinque anni dalla pandemia per Covid 19

La pandemia del 2020 ha sconvolto le vite di tutti noi per cui un giorno ci siamo trovati rinchiusi nelle nostre case costretti a comunicare con l’utilizzo di mezzi informatici e senza la possibilità di uscire se non per l’approvvigionamento di beni di prima necessità.

È stata una situazione che ha stravolto la vita di tutti costringendoci ad abbandonare le nostre abitudini e la nostra libertà per garantire la sicurezza di tutti. Questa crisi ci ha spinto a riflettere su tutte le cose che ritenevamo normali o semplici, come uscire per fare la spesa, andare a prendere una pizza con gli amici, e ci ha fatto capire che in determinate condizioni non sono né scontate, né tantomeno facili da realizzarsi. Un po' come i reduci di guerra, noi saremo la generazione che è stata cambiata dal virus e che avrà il compito di tenere viva questa memoria per evitare che una situazione del genere possa verificarsi di nuovo in futuro.

Le restrizioni naturalmente ci sono state anche per noi studenti costretti a seguire le lezioni dapprima in didattica a distanza e successivamente in presenza utilizzando le mascherine.

Con il passare del tempo mi sono accorta gradualmente di quanto mi mancava stare con i miei compagni di classe e con i miei amici dell’Oratorio salesiano e ho anche pensato che per molto tempo non ci sarebbe stata nessuna Estate ragazzi e nessun campo scuola.

Nel frattempo ho cercato di riflettere su me stessa cercando di rafforzare la mia spiritualità, ho potuto leggere qualche libro, ho avuto tempo di guardarmi tutte quelle lunghe serie che rimandavo da mesi perché non avevo tempo, ho potuto stare con la mia famiglia e ho avuto modo di conoscere tramite i social persone nuove che oggi sono ancora miei amici.

Per questo con l’aiuto della mia famiglia e con il sostegno dei miei docenti mi sono convinta che la vita doveva comunque andare avanti e che questo incubo prima o poi sarebbe finito.

La nostra generazione è stata chiamata “generazione Covid” e l’opinione condivisa da tutti noi giovani è quella di “aver rinunciato a qualcosa” come rinuncia alla didattica in presenza e quindi alla relazione diretta con i compagni di classe e con i docenti, rinuncia a viaggiare e a frequentare liberamente gli amici.

Per fortuna nel corso degli anni a seguire la diffusione delle vaccinazioni e l’indebolimento del virus ci ha permesso un graduale ritorno alla normalità facendo tesoro di ciò che abbiamo imparato. In particolare credo che una volta finita la pandemia ciascuno di noi abbia dato più valore alle piccole cose, dando importanza ad alcune ricchezze che in quel periodo si sono rivelate fondamentali come i rapporti umani, la solidarietà, il senso civico e l’importanza dei valori della vita e della famiglia.

Oggi nonostante sia tornata la normalità, siamo più consapevoli che tutto può cambiare da un momento all’altro e seppur più preparati ad affrontare una emergenza simile a quella che abbiamo vissuto, non siamo più disposti ad abbandonare quei valori che abbiamo imparato ad apprezzare e senza i quali la nostra vita non avrebbe più lo stesso significato.

 

Alessia Tamburrini 3° Classico

Nessun commento:

Posta un commento

L’ Orchestra Don Bosco vola al GEF di Sanremo

  Una grandissima emozione per l’orchestra della nostra scuola, che avrà l’onore di partecipare al GEF, il Festival Mondiale Della Creativit...