Sabato 24 febbraio 2024 è stato presentato presso il Cinema Teatro Don Bosco di Caserta il docufilm “Tornare a casa”, realizzato dal regista casertano Bruno di Marcello e da don Nicola Pecoraro, devoto salesiano e appassionato insegnante di scienze, che con una certa semplicità riesce a trasmettere agli allievi la sua passione per questo affascinante mondo. Sul palco sono intervenuti e hanno espresso alcuni commenti e notizie sull’evento questi ed altri personaggi, quali Ugo Calabrese, nipote, come don Nicola, del soldato Matteo nonché interprete di quest’ultimo all’interno del cortometraggio, Pier Paolo Petrone, docente di storia contemporanea presso l’Università “Federico II”, che ha illustrato in maniera chiara ed accessibile a tutti il contesto storico in cui è ambientata la storia, Umberto Sorbo, autore delle musiche, Gennaro Iannotti, presidente dell’associazione Ex allievi, dalla quale è stato organizzato l’evento, Paolo Fonzi, docente di antropologia forense presso la “Federico II”; ad aprire la presentazione e a svolgere il ruolo di presentatori sono stati Don Antonio D’Angelo, direttore della casa salesiana di Caserta, e Nando Santanastaso, giornalista del mattino.
La storia
“Tornare a casa” racconta
la storia di Matteo Pecoraro, zio di Don Nicola e soldato italiano dell’ottavo
Reggimento Fanteria Divisione Cuneo, morto, secondo un telegramma giunto al
nipote, il 14 gennaio 1941, durante la guerra fra I’esercito italiano e quello
greco, nella II Guerra Mondiale. Don Nicola utilizza tutte le proprie forze per
ritrovare lo zio disperso e per riportarlo a casa, affinché i parenti abbiano
una tomba sulla quale portare i fiori. Il salesiano, senza mai perdersi
d’animo, ricerca e studia tutto il materiale che ha a disposizione su quella
guerra e alla fine si reca personalmente in Albania, a Bregu Psarit, località
dell’Albania citata in quel famoso telegramma; qui discorre con la signora
Hyesen Mersini, la quale gli racconta che nel suo giardino sono sepolti due
militari italiani. Già dopo pochi minuti di scavi viene rinvenuto un osso, per
poi ritrovare tutto il resto del corpo. Attraverso un confronto tra il DNA
estratto dall’osso e quello del fratello del defunto ancora in vita (il padre
di Don Nicola, Bernardino) si giunge alla conclusione che la reliquia ritrovata
si tratta proprio dello zio! “Sono certo che una mano mi ha guidato dall’alto,
ci sono state troppe strane coincidenze”, questo uno dei commenti di don Nicola
con i quali si è conclusa la presentazione.
Quest’ uomo determinato,
che senza mai scoraggiarsi di fronte agli ostacoli, grazie anche ad una
profonda fede, ha raggiunto ili suo obiettivo, deve essere d’esempio per tutti
noi.
Alessandro De Rosa
2° Classico
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